domenica 20 aprile 2008

Ferrero: “Ripartiamo dalle lotte sociali”

Il Centro, Gazzetta Mantova, Nuova Sardegna -->Aprile 17, 2008
di Maria Berlinguer«Abbiamo avuto una sconfitta inequivoca, il governo non ha realizzato il programma che ci eravamo dati e la nostra gente ci ha percepito come inutili». Paolo Ferrero, ancora per poco ministro della Solidarietà sociale e altra anima di Rifondazione da sempre rispetto a Fausto Bertinotti e Franco Giordano, non cerca capri espiatori per la debacle elettorale che ha cancellato dal Parlamento la Sinistra. Ma mette le mani avanti sul futuro: dobbiamo cambiare subito, ripartire dal sociale e da Rifondazione comunista».
La Sinistra arcobaleno è da considerarsi archiviata per sempre?«Non sono io ad archiviarla ma gli elettori italiani. Io dico solo che in questa fase il rischio più grosso è che la sinistra si dissolva. Per questo penso che è fuori dal mondo chi propone di andare avanti con questo processo unitario. Dobbiamo assolutamente mettere qualche punto fermo e non dissolvere le strutture organizzative del partito. Dobbiamo ripartire da Rifondazione. La sinistra non si può ricostruire a partire dal superamento di quello che c’è ma con un diverso processo unitario. E i tempi della svolta devono essere rapidi: questo week end riuniremo il comitato politico nazionale per decidere che fare».
Si aspettava una sconfitta così clamorosa?«No, nessuno di noi l’aveva messa in conto. Certo pensavo avremmo avuto un calo di consensi, sapevo che avevamo dei problemi, quando hai degli iscritti che votano Pd… ma onestamente nessuno di noi aveva immaginato un disastro di queste proporzioni».
E’ colpa di Bertinotti?«La sconfitta è colpa di tutti noi, non cerco capri espiatori. Tuttavia la nostra campagna elettorale è stata fortemente caratterizzata dalla richiesta di votare a sinistra per non farla scomparire. Noi non vogliamo essere la sinistra del ceto politico ma la sinistra sociale».
Ovvero? Ripartite dalla falce e martello?«I simboli sono la nostra identità e sono importanti. Ma io sono e resto comunista perchè voglio difendere i più deboli. La sinistra è nata nel mondo con questo scopo. Bene, i più deboli non ci hanno riconosciuti come utili e non c’hanno votato. Questo è il punto».
Come pensa di ricostruire un rapporto di fiducia con il vostro elettorato?«E’ fondamentale ritornare alle lotte sociali. Dobbiamo rilanciare la battaglia contro gli sfratti e in favore delle famiglie che si vedono portar via la casa perchè non riescono a pagare i mutui, lottare per l’aumento dei salari perchè la gente non arriva a fine mese, lottare contro la precarietà. Dobbiamo occuparci dei bisogni reali della gente».
Molti elettori di sinistra hanno votato Lega e Pd. Oggi un giovane operaio precario di Mirafiori ha dichiarato di non aver votato perchè per lui, operaio interinale figlio di operaio, che vinca uno o che vinca l’altro non cambia niente.«Ecco per me essere comunista vuol dire questo: lavorare perchè quel giovane operaio non solo possa migliorare le sue condizioni ma cambiare il suo futuro».
Vi aspetta una lunga traversata nel deserto. Si candida alla guida del Prc?«La camminata sarà lunga ma non abbiamo elezioni dietro l’angolo e possiamo farcela. L’importante è non sbagliare perchè sarebbe fatale. Quanto alla segreteria vedremo. Il tempo stringe».

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