lunedì 7 aprile 2008

«Perugini? Stressato per troppo lavoro»

Bolzaneto
il manifesto 01.04.2008
Genova La difesa del poliziotto: «Nella caserma non era lui al comando»
Alessandra Fava
Genova

Con turni di 20 ore per tre giorni di fila era impossibile seguire le procedure prescritte e i responsabili della struttura erano altri: è stata questa ieri la linea di difesa dei difensori dell'allora vice capo della Digos genovese Alessandro Perugini, oggi vicequestore ad Alessandria.
Imputato insieme ad altri 44 tra medici, infermieri, agenti della polizia, della penitenziaria e carabinieri nel processo per le torture avvenute nella caserma di Bolzaneto durante il G8, Perugini è accusato tra l'altro di abuso d'ufficio e di abuso d'autorità contro i detenuti e di alcuni episodi specifici, come il non aver verbalizzato il fatto che agenti della penitenziaria abbiano spruzzato gas urticante attraverso la finestra contro i fermati. Perciò alla fine della requisitoria, i pm Vittorio Ranieri Miniati e Patrizia Petruziello hanno chiesto per lui una pena di 3 anni e sei mesi di reclusione, provando che alla caserma di Bolzaneto Perugini era uno dei massimi responsabili, il più alto in grado della polizia di Stato e fu presente a Bolzaneto da venerdì 20 all'alba di domenica 22 luglio del 2001, perciò non poteva sapere e vedere che cosa stava succedendo nella caserma e quali sopprusi avvenivano, vista anche la ristrettezza degli spazi.
I suoi avvocati hanno tentato di ribaltare la frittata, dimostrando prima di tutto come abbia cercato di soccorrere i fermati. Perciò hanno riportato stralci di testimonianze sia di agenti che di fermati, come quella di un ragazzo che disse «l'ufficiale è riuscito a riportare la calma e mi ha chiesto se volevo chiamare qualcuno o contattare un avvocato». L'avvocato ha anche accennato a qualche forma «d'inerzia» da parte di Perugini visto che «non è stata posta in essere omissione d'atti pubblici». Insomma secondo i legali Perugini non era responsabile di niente, semmai ci furono 'mancanze', 'defaillances', dovute all'attività frenetica: «Con 20 ore di lavoro al giorno per più giorni era impossibile non commettere un reato viste le carenze organizzative a livelli apicali con i quali non abbiamo niente da spartire». Nell'udienza Pendini ha anche accusato i pm di «un'impalcatura un po' cervellottica» a proposito del ruolo di responsabilità di Perugini. Quanto all'episodio del gas urticante l'avvocato ha ricordato che Perugini stesso ammise la propria lacuna. Lunedì prossimo sarà la volta dei difensori del generale Oronzo Doria.
Da ricordato che Perugini è il poliziotto ritratto in una foto pubblicata da moltissime testate che lo ritrae mentre sferra un calcio a un minorenne di Ostia sabato 21 luglio a pochi passi dalla Questura. Dopo che quel ragazzo è riuscito ad essere prosciolto dall'accusa di resistenza e di sassaiola contro i poliziotti, l'accusato è diventato Perugini (processato per lesioni, falso e abuso d'ufficio). La requisitoria dovrebbe tenersi in autunno, ma intanto i legali di Perugini hanno offerto al ragazzo un risarcimento di 30 mila euro anche per evitare che si costituisca parte civile.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Io sono più stressato del FASCISTA perugini. Però non prendo a calci in faccia un ragazzino indifeso un ragazzino di 15 anni spalleggiato da altri FASCISTI, ma per smaltirlo trombo, alla faccia di perugini, che forse la capacità di trombare l'ha persa e la surroga sferrando calci in faccia ai bambini spalleggiato da complici mascherati (DELINQUENTI!) e da uno Stato vigliacco e FASCISTA.

Vieni a prendere me a calci in facciò perugì, vieni checca, da solo. vediamo chi esce più gonfio. Vieni...