martedì 23 settembre 2008

Anche l'autopsia conferma: Abba colpito più volte

UCCISO A SPRANGATE
il manifesto 19/09/2008
Alessandro Braga
MILANO

«Chi ha visto qualcosa quella mattina, chi dalle finestre delle case ha scattato fotografie col cellulare o girato filmati parli, vada a testimoniare per far venire alla luce la verità su quanto è accaduto». I genitori di Abdul Guibre, il ragazzo italo-africano ucciso a sprangate domenica scorsa, ieri hanno ribadito la loro richiesta per far sì che eventuali testimoni si facciano avanti per chiarire la dinamica di quanto successo. Proprio nel giorno in cui nell'istituto di medicina legale di Milano è stata effettuata l'autopsia sul corpo del figlio. Dai primi dati resi noti emerge che sul corpo del ragazzo ci sono i segni di più ferite oltre a quella mortale. Anche i familiari di Abdul, che ieri hanno visto il corpo del figlio per il riconoscimento, dice Mirco Mazzali, l'avvocato che segue la famiglia, «hanno notato i segni di diverse ferite sul corpo del figlio: oltre al colpo alla nuca, un braccio rotto e diversi lividi sulle gambe». Dati che smontano la tesi difensiva degli aggressori, Daniele e Fausto Cristofoli, in carcere dal pomeriggio di domenica con l'accusa di omicidio volontario aggravato dai futili motivi. Due giorni fa il giudice per le indagini preliminari di Milano Micaela Curami ha confermato lo stato di fermo e la custodia cautelare in carcere per i due, motivando la sua scelta con la possibilità di reiterazione del reato, pericolo di fuga e inquinamento delle prove. Il figlio, Daniele, sostiene di aver sferrato «un solo colpo alla cieca» per difendere il padre Fausto accerchiato da due/tre ragazzi. Ma, l'autopsia ieri, le testimonianze degli amici di Abba presenti quella mattina e i primi filmati al vaglio degli inquirenti, vanno in direzione opposta, e parlano di «accanimento sul ragazzo». Ieri sono continuate le iniziative di solidarietà a «Abba» e alla famiglia, dopo i primi presidi di lunedì e il murales realizzato dai suoi amici due giorni fa nel parco giochi davanti alla casa dove Abdul viveva a Cernusco sul Naviglio, cittadina alle porte di Milano: in mattinata i collettivi studenteschi hanno sfilato per le vie del centro cittadino, molti indossavano magliette con stampato il viso del ragazzo ucciso e la scritta «Addio fratello». Sull'asfalto sono comparse anche scritte contro il razzismo. Intanto cresce sempre più il numero delle adesioni per la manifestazione antirazzista che si terrà domani lanciata da Moni Ovadia, don Gino Rigoldi, Renato Sarti e Nico Colonna. Ai primi firmatari si sono aggiunti i nomi di Dario Fo e Franca Rame, del fondatore di Emergency Gino Strada e dei vari partiti di sinistra, centri sociali e associazioni di volontariato. Tra gli assenti, il Partito democratico, lombardo e nazionale, che dopo un primo presidio fatto lunedì in piazza San Babila, ha taciuto. E Sinistra democratica: nonostante l'adesione all'appello di singoli consiglieri provinciali ieri la coordinatrice milanese Chiara Cremonesi ha sentito il bisogno di precisare che sarà in piazza ma «per portare pubblicamente un contributo diverso da quello indicato nella convocazione». L'appuntamento è per le 14,30 ai bastioni di porta Venezia, per un corteo che si concluderà in piazza Duomo. La «parola d'ordine», «Per Abba, perché non succeda più».

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