lunedì 22 settembre 2008

Il gip: «I due baristi stanno mentendo. Non era una rissa»

ABDUL GUIBRE
il manifesto 18/09/2008
Alessandro Braga
MILANO

Restano in carcere Fausto e Daniele Cristofoli, i due baristi che domenica mattina all'alba hanno ucciso a sprangate Abdul Guibre, il diciannovenne italiano di origini africane, in via Zuretti a Milano, a pochi metri dal locale che gestivano. Il giudice per le indagini preliminari di Milano Micaela Curami ieri ha convalidato lo stato di fermo per i due, confermando anche la custodia cautelare in carcere. Per il magistrato sussiste la possibilità del pericolo di fuga, della reiterazione del reato e dell'inquinamento delle prove. Secondo il gip allo stato attuale delle indagini le dichiarazioni fornite dagli accusati, che confermano le prime rilasciate già domenica, e che puntano a far derubricare l'episodio a semplice rissa «finita tragicamente», non stanno in piedi. Insomma, i due mentono. «La versione dei fatti fornita dai Cristofoli contiene zone d'ombra non chiarite», ha dichiarato Micaela Curami poco dopo aver depositato la sua documentazione. Il giudice fa riferimento al fatto che padre e figlio, fin dall'inizio, sia quando sono usciti dal bar per inseguire i giovani, sia dopo l'aggressione a Abdul e ai suoi amici, non si sono curati di verificare se i soldi dell'incasso fossero spariti davvero come pensavano all'inizio. E su queste basi il gip scrive che «è presumibile pensare che fossero fin dall'inizio consapevoli che i ragazzi avessero sottratto solamente dei biscotti». In più il magistrato ritiene molto più verosimili le dichiarazioni degli amici di Abdul che nelle loro ricostruzioni parlano di un accanimento da parte di padre e figlio sul corpo a terra del ragazzo. E che in particolare smontano la tesi fornita da Daniele Cristofoli di un «solo colpo sferrato alla cieca». Nei loro racconti Abdul sarebbe stato colpito con l'asta di ferro prima da Cristofoli figlio, poi in seguito dal padre che l'avrebbe raccolta per continuare a infierire sul giovane mentre questo era già a terra. Oggi l'autopsia sul corpo di Abdul chiarirà le cause della morte. Intanto non si fermano le iniziative di solidarietà a «Abba» e alla sua famiglia: ieri una quarantina di ragazzi proveniente da tutta la provincia di Milano si è ritrovata a Cernusco sul Naviglio, la cittadina alle porte del capoluogo lombardo dove il ragazzo viveva, e hanno realizzato nel parco giochi davanti alla casa di Abdul un enorme murales che ritrae il ragazzo sorridente con accanto la scritta «per non dimenticare». E sempre ieri Cgil, Cisl e Uil si sono ritrovati in piazza San Babila per ribadire la loro contrarietà a quanto successo e denunciare il pericolo di una «deriva razzista» della città. Questa mattina toccherà ai ragazzi dei collettivi studenteschi cittadini, che si danno appuntamento alle 9,30 in largo Cairoli. Sabato sarà la volta della manifestazione antirazzista lanciata da don Gino Rigoldi, Moni Ovadia, Renato Sarti e Nico Colonna. Il corteo partirà alle 14,30 dai bastioni di porta Venezia per concludersi in piazza Duomo. Ai nomi dei primi firmatari si sono uniti ieri anche Dario Fo e Franca Rame, Alessandro Robecchi, Ascanio Celestini e tanti altri nomi della Milano democratica, oltre ai partiti della sinistra, i vari centri sociali milanesi e le maggiori associazioni di volontariato meneghine. Una comunione di intenti che da questi parti non si vedeva da tempo e che merita la partecipazione di tutti. L'appello è chiaro, «Per Abdul, perché non succeda più», perché per i promotori la morte del giovane italo-africano non solo è assurda, ma dipende dal clima di intolleranza e dall'ondata di razzismo che sempre più si sta propagando a Milano.

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