mercoledì 24 settembre 2008

L'altra Europa possibile nella tempesta della crisif

A SUD DEL NORD
il manifesto 19/09/2008
Il movimento altermondista riunito nella città più a sud della Svezia per dare nuovo slancio alle proprie iniziative. Minore l'attenzione mediatica ma numerose le delegazioni da Turchia, Russia ed Est europeo. Il Forum sociale europeo, in tono minore rispetto al passato, riflette a Malmo sulle ragioni dell'alternativa mai così attuale e necessaria
Giovanna Ferrara
Carlo M. Miele
MALMO

L'altra Europa possibile è riunita in questi giorni a Malmo, convocata dal Forum sociale europeo (Esf), che ha scelto la città più a sud della Svezia proprio per dare il senso di un maggiore coinvolgimento dei paesi del Nord e di quelli dell'Est. Ma, a dispetto dell'intento, qui il Forum sembra aver perso vigore rispetto alle precedenti edizioni. Solo un migliaio di persone si sono radunate mercoledì sera sotto il palco del Folkets Park, nel centro della città, per ascoltare gli interventi che hanno dato il via al Forum. Si parla dell'altra Europa possibile ma anche di un contesto mondiale che la stessa Europa non può ignorare. Al centro degli interventi c'è la recente crisi finanziaria degli Stati Uniti e le conseguenze che ne verranno. Un'ultima burrasca che - a detta degli ospiti dell'Esf - dimostra che sbagliano quanti affermano che l'agenda e le proposte del Forum Sociale sono superate. «Il crollo della Lehman Brothers - dice dal palco l'attivista indiana Vandana Shiva - dimostra che è giunto il tempo di reclamare una vera ricostruzione delle nostre economie. È giunto il momento di reclamare la divisione della ricchezza in modo più equo» e aggiunge «l'agenda, i discorsi e le azioni del Forum Sociale» sono «di attualità come mai prima». Su questo punto concordano un po' tutti gli esponenti del movimento altermondista. Anche Petter Larsson del Nordic Organizing Committee (Noc) cita l'ultima crisi finanziaria negli Stati Uniti per spiegare che «le cose stanno cambiando, le nostre questioni politiche ed economiche stanno tornando di attualità». «La cosiddetta 'guerra al terrorismo' - afferma nel media center allestito dall'Esf - è riuscita a spazzare dall'agenda molte delle principali questioni che questo movimento tenta di portare avanti, in materia di giustizia, di economia, ma penso che adesso i movimenti abbiano una grande opportunità per riaffacciarsi sulla scena mondiale». Il declino del Forum Sociale tuttavia è innegabile. A un primo sguardo a Malmo è difficile anche accorgersi della presenza del Forum. Nella città ex-industriale del sud della Svezia, tuttora in cerca di una nuova identità, la maggior parte delle attività e dei seminari, così come gran parte dei campeggi e delle strutture allestite per i partecipanti, sono relegate lontano dal centro. Nessun manifesto pubblicizza l'evento e appuntamenti e seminari sono dislocati in aree lontane tra loro e non facilmente raggiungibili. E pure la partecipazione di attivisti e di «pubblico» non sembra paragonabile a quella delle quattro precedenti edizioni. Vandana Shiva nel corso della conferenza stampa organizzata all'indomani dell'inaugurazione, si dice «completamente d'accordo sul fatto che l'Esf ha subito un rallentamento», ma spiega che ciò è avvenuto solo a causa di un errore di metodo, cioè per il fatto che «i nostri movimenti sociali sono focalizzati su dei problemi che oramai devono essere integrati, in quanto sono connessi gli uni agli altri». Per questa ragione - precisa - «l'indebolimento del movimento costituisce una pausa, un segnale di riflessione». Gli organizzatori ammettono che gran parte delle 20 mila persone attese arriverà dalla stessa Scandinavia e dalle regioni limitrofe, ma si difendono sostenendo che molti altri arriveranno nel fine settimana e in occasione della Street Parade di sabato. Larsson del Noc non ci sta a parlare di «crisi» del Forum. «Penso che sia giusto parlare di minore attenzione solo se con questo intendiamo minore attenzione mediatica, ma questo è dovuto soprattutto al fatto che il Social Forum non rappresenta più una novità». E a prova delle sue affermazioni cita il numero consistente di delegazioni arrivate dalla Turchia, dalla Russia e dall'Est europeo, «un fenomeno senza precedenti nelle passate edizioni», frutto anche dell'impegno degli stessi organizzatori, che si sono attivati per contattare le organizzazione e per pubblicizzare l'evento in quei paesi, arrivando anche a creare un «fondo solidale» per favorire la trasferta nel sud della Svezia. Moltissimi, forse troppi i seminari sui temi più disparati, che invece di essere approfondimento diventano frammentazione. Di buono c'è che vengono accorpate questioni prima trattate singolarmente. Il tema della migrazione finisce con l'essere connesso a quello degli accordi commerciali, rei di creare maggiore povertà proprio nei paesi in via di sviluppo. I seminari sul femminismo accompagnano i temi sulla precarietà, con il merito di dare un orizzonte più complesso alle questioni. Troppo poco è lasciato invece alla fase dell'iniziativa. A parte gli appuntamenti di sabato (Street Parade) e di domenica mattina (assemblea conclusiva) il Forum di Malmo sembra non avere un'ossatura programmatica. «Per rilanciare il Forum - sottolinea Vittorio Agnoletto, eurodeputato Prc - occorre progettare vertenze e poi, a distanza di tempo, procedere a una verifica delle stesse». In questo senso, si potrebbe guardare alla nuova formula adottata dal World Social Forum, che a una prima fase di discussione adesso ne fa seguire un'altra in cui si procede a proposte programmatiche concrete, su cui impegnarsi. I temi non mancano: «Sull'immigrazione - aggiunge Agnoletto occorre trovare un efficace metodo per boicottare la 'direttiva della vergogna' sui rimpatri. Sul lavoro bisogna lottare a fianco delle forze sindacali contro il provvedimento comunitario sull'orario, in nome del quale si arriverebbe a demolire la disciplina dei contratti collettivi e il ruolo dei sindacati. E poi è prioritario organizzarsi per testimoniare l'impegno del forum contro il G8 alla Maddalena nel 2009». Oltre alle organizzazioni arrivate dall'Est Europa, la manifestazione di Malmo è caratterizzata soprattutto dalla presenza dei paesi scandinavi. Da sottolineare l'intento degli organizzatori di «utilizzare» il Forum per sdoganare in Svezia la cattiva aurea che, da sempre, qui accompagna l'idea di un'Europa unita. «Non si può ignorare - dice Sara Andersson del Nocche molte delle decisioni che influenzano la vita dei cittadini vengono prese a Bruxelles e quindi speriamo che la manifestazione riesca anche a cambiare la percezione degli svedesi rispetto alla possibilità di costruire un'Europa che non sia solo dei governi, ma anche dei cittadini». Si tratta, sotto questo profilo, della prima iniziativa volta a influenzare la campagna elettorale per le elezioni per il Parlamento europeo del 2009, che avverranno in primavera proprio mentre toccherà alla Svezia, dopo il semestre ceco, guidare l'Unione europea. «Pur difendendo l'autonomia del movimento dalle istituzioni - continua Agnoletto - non è però più possibile ignorare l'agenda politica dell'Ue». Il concetto è che, al di là di tutto, la validità del Social Forum resta. «Anche se non può essere l'unica occasione di incontro - dice Larsson - ritengo resti comunque importante per i movimenti ritrovarsi in un unico posto fisico, confrontarsi, parlare di strategie e cooperare».

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