lunedì 22 settembre 2008

Barrot a Maroni: «Ritira l'aggravante di clandestinità»

BRUXELLES
il manifesto 18/09/2008
Per il commissario alla Giustizia europeo la norma non è in liena con i principi comunitari
Alberto D'Argenzio
BRUXELLES

L'aggravante di clandestinità va modificato perché non è in linea con i dettami comunitari. Lo ha ribadito ieri il portavoce del commissario alla Giustizia Jacques Barrot. Una precisazione che non arriva a caso. Martedì mattina Gerard Deprez, Presidente della Commissione libertà pubbliche del Parlamento europeo aveva mostrato a Barrot gli esiti, negativi, del parere dei servizi giuridici sul decreto legge approvato definitivamente dal Senato il 23 luglio scorso. Passano 24 ore e arriva il richiamo della Commissione, imbeccata in sala stampa. «Abbiamo già detto alle autorità italiane - ha affermato Michele Cercone, portavoce di Barrot - che riteniamo ci siano modifiche da fare». I servizi giuridici del Parlamento hanno infatti indicato che l'aggravante di clandestinità (un terzo della pena in più) è contraria al diritto comunitario quando viene applicata ai delitti commessi «da un cittadino di uno Stato membro che si trova irregolarmente nel territorio di un altro Stato membro». Tanto per fare un esempio a caso, il Parlamento dice che non può essere imposta ai rom romeni, mentre invece si può con i rom ucraini o con i senegalesi. Il problema è che il decreto italiano non fa differenze tra clandestini extracomunitari, su cui la Ue non ha competenza, e irregolari comunitari, su cui invece Bruxelles può metter bocca nel nome della non discriminazione tra cittadini Ue. Ora Commissione e Parlamento chiedono all'Italia di modificare il testo sul versante dei comunitari, ma farlo su questo punto, informa una fonte comunitaria «potrebbe creare dei problemi di validità interna, perché sana una discriminazione tra comunitari, creando una discriminazione tra diversi tipi di stranieri». Al di là di questo eventuale fronte interno, rimane la richiesta di Bruxelles alla modifica del testo già approvata e in vigore dal 25 luglio. E non solo quella. Barrot ha chiesto a Maroni di apportare dei cambiamenti anche sui tre decreti in via di definizione, ma già presentati alla Commissione lo scorso primo agosto. Si tratta di tre decreti di modifica: sulla legge che recepisce la direttiva sulla libera circolazione, quella sul ricongiungimento familiare e quella sul diritto di asilo. In particolare è la prima a dare problemi e per due motivi: l'automaticità delle espulsioni per il comunitario che soggiorna illegalmente in Italia e la soglia economica imposta per dimostrare di non pesare sul sistema sociale nazionale. La direttiva non vuole automaticità e non prevede soglie di reddito definite e nemmeno, come vorrebbe il governo, che il cittadino Ue presente in Italia debba dimostrare la provenienza lecita del suo reddito. «La Commissione - conclude Cercone - farà quanto in sua competenza per far sì che il diritto italiano resti conforme alla Ue».

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