domenica 30 marzo 2008

Elezioni, in gioco la partita dell'acqua

l'opinione
il manifesto 28.03.2008
Marco Bersani *

Non so se davvero, come racconta il mio amico Alex Zanotelli, Walter Veltroni abbia pianto nelle baraccopoli di Nairobi, prive di acqua potabile. Immagino l'abbia fatto pacatamente e serenamente, come si conviene a una persona che ha fatto della negazione delle passioni forti, fino all'annullamento del conflitto sociale, la cifra della sua candidatura a premier.
Altrettanto pacatamente e serenamente, il «nostro» in questi anni si è prodigato per consegnare il bene comune acqua nelle feroci mani del mercato, trasformando Acea - l'ex municipalizzata del comune di Roma - in una holding multinazionale che ha comprato l'acqua in Armenia e in Albania, in Perù e in Honduras. Così come, in stretta alleanza con la multinazionale francese Suez, ha «condizionato un quarto delle gare in Italia per la gestione del servizio idrico integrato», come recita la recente sentenza dell'Antitrust che le ha comminato oltre otto milioni di euro di multa.
Seguace della conclamata «modernizzazione» del paese, Walter Veltroni ha favorito l'espansione di Acea in tutto il Lazio, in Umbria e in Campania, fino a firmare col suo omologo fiorentino, Domenici, un protocollo d'intesa per l'unificazione degli Ato toscani, il cui unico denominatore comune è rappresentato dal socio privato. Acea, per l'appunto. A poco vale dunque appellarsi al cuore del principe (altrimenti perché non fare altrettanto con il re dell'altro polo?). Vale più la pena guardare in faccia la realtà e leggere i programmi elettorali, nei quali - nero su bianco - si parla espressamente di privatizzazione dell'acqua, sia che a dirlo sia il «pacato» Pd, sia che a affermarlo sia l'arrogante Pdl.
D'altronde, lo straordinario popolo dell'acqua che in questi anni ha prodotto una mobilitazione senza precedenti, intrecciando le decine di conflitti territoriali per costruire su di esse una vertenza e un movimento nazionale, ha consapevolmente scelto l'autonomia come cifra del suo agire e come humus per la ricostruzione di una democrazia dal basso, fondata sulla partecipazione sociale.
Non è un popolo che esprime un'esigenza e chiede a qualcun altro di ascoltarla. E' un movimento che vuole aprire varchi nella crisi verticale della democrazia rappresentativa, per comporre, sulla difesa e la ripubblicizzazione dell'acqua e dei beni comuni, un altro modello di organizzazione sociale, nuove relazioni che contrastino la solitudine competitiva, una politica radicalmente partecipativa.
La forza di questo movimento è resa evidente anche dal programma della Sinistra Arcobaleno, nel quale, andando ben oltre il generico appello alla proprietà e gestione pubblica dell'acqua contenuto nel vecchio programma dell'Unione, si parla espressamente di ripubblicizzazione dell'acqua e di ancoraggio alla legge d'iniziativa popolare promossa dal movimento per l'acqua.
Lo stesso candidato premier Bertinotti, nel ribadirne il concetto sulle pagine del manifesto, ha preso un fondamentale impegno in questa direzione.
E' un punto di partenza importante e positivo, ma che abbisogna di ulteriori passi affinché diventi pratica e politica concreta in tutti i territori. Perché sarà soprattutto dentro gli enti locali che la partita dell'acqua - e paradigmaticamente di tutti i beni comuni - si giocherà nel prossimo futuro.
In molti di questi territori, dove la Sinistra Arcobaleno si troverà a amministrare le città assieme al Partito democratico, un forte ancoraggio agli obiettivi e alle pratiche dei movimenti sarà l'unica possibilità per il nuovo soggetto di evitare il ripetersi della sconfitta dell'esperienza di governo e di reimmergersi dentro la fertilità del conflitto sociale.
Che ci sarà, checché ne pensi Veltroni.
* Attac Italia

Nessun commento: