martedì 25 marzo 2008

Padroni che sbagliano

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il manifesto 23.03.2008
Alessandro Robecchi

Ops! Che distratto! Ops! Che pasticcione! Ma che sta succedendo al capitalismo mondiale? Gli editoriali attoniti di tanti accesi liberisti, sono tutti preoccupati che non si scambi la recente e incombente crisi americana per una crisi del Sistema, dell'Idea. E' la sindrome dell'Urss: per anni e anni molti si affannavano a far notare che il socialismo era una cosa, e il plumbeo socialismo reale era un'altra cosa. Ecco: sta avvenendo lo stesso presso le più fulgide menti del liberismo, cercare di convincere tutti che il capitalismo è bello, buono, magico, un vero toccasana - solo che qualche volta è maldestro, esagera, commette alcune stupidaggini.
Non si potrebbe dire meglio di come fa Massimo Gaggi (Corriere): «Attenzione a non confondere la crisi americana (...) con un fallimento del modello economico liberale». Attenzione, eh! Insomma, non è cattivo, è che lo disegnano così. Quanto a caricature, anche qui non si scherza. La periferia dell'impero non può che attendere l'onda lunga, ma intanto affronta l'argomento salari, la più grave emergenza del paese. Non si può legarli all'inflazione è il monito che viene da tutte le parti, e bisogna semmai legarli alla produttività. Belle parole, come se la produttività fosse un'esclusiva del lavoratore e non (e non anche) un investimento del padrone. Già, nessuno ricorda mai di interrogarsi sulla produttività dei padroni. Innovazione? Poca. Ricerca? Niente o quasi. Investimenti? Chissà: se si guarda il comportamento delle prime 50 imprese per fatturato nel biennio 2006-2007, si notano utili eccellenti. E dove sono finiti? Semplice: a pagare dividendi o a comprare loro stesse azioni per non farsi scalare. E quindi, dove starebbe l'apporto del capitale alla famosa produttività che deve farci crescere tutti? Non si vede. E ora, manco a dirlo, ci spiegheranno che non bisogna confondere il modello economico liberale con qualche pasticcione ostaggio della finanza. Padroni che sbagliano. Non sono cattivi, è che li disegnano così.

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