martedì 25 marzo 2008

Reduci di Bolzaneto, promozioni a go go

il manifesto 22.03.2008
Improvviso ritorno di fiamma per le giornate di Genova 2001. Veltroni e Amato scoprono le violenze della polizia, ma nel frattempo i responsabili sono ancora tutti lì. Quasi tutti promossi tranne uno: l'infermiere che denunciò le botte. Dall'ex vicecapo della Digos Alessandro Perugini, che prese a calci un minorenne, a Giacomo Toccafondi, il medico della caserma delle torture: ecco come hanno fatto carriera i bravi agenti del G8 genovese
Sara Menafra
Roma

C'è chi sul G8 di Genova ha costruito un bel salto per la propria carriera professionale. E c'è chi si è fermato, ma tenendo i galloni ben cuciti sulla blusa. Delle tante brutte facce che ha la storia del luglio 2001 a Genova, una delle peggiori è quella che tocca le carriere dei protagonisti di quei giorni. In particolare, di coloro che erano nella caserma di Bolzaneto, certi di vedere ogni accusa prescritta entro gennaio del 2009 e tranquillizzati da avanzamenti in carriera che non si sono mai fermati.
Il caso più eclatante è quello dell'ex vicecapo della Digos Alessandro Perugini, l'agente dalla inconfondibile Lacoste gialla immortalato in strada mentre prendeva a calci un minorenne. Come supervisore degli ingressi nella caserma di Bolzaneto, e più alto dirigente di Ps presente nella struttura, in teoria Perugini rischia tre anni e sei mesi per abuso d'ufficio aggravato. Intanto, però, ha preso una bella medaglia: nella primavera del 2005 il Viminale l'ha promosso primo dirigente e oggi è il secondo funzionario più importante della questura di Alessandria.
Ieri, rispondendo alle domande di Repubblica, il ministro degli Interni Giuliano Amato spiegava che, tra i funzionari del G8 che hanno fatto carriera, «c'è chi è stato promosso dopo un concorso. Chi ha lavorato all'arresto di Bernardo Provenzano e aveva le carte ed i tempi giusti per esserlo». Perugini non risponde a nessuno dei due identikit. Per lui, come dimostrano le graduatorie del Viminale, è stato proprio l'anno del g8 genovese a segnare quello scatto nel punteggio che gli ha permesso di superare parecchi colleghi.
Nel 2005, la vicenda è stata al centro di alcune interrogazioni parlamentari presentate dall'allora senatore Luigi Malabarba (oggi con Sinistra critica). Il sottosegretario degli Interni dell'epoca, Michele Saponara, ammise che nel giudizio dei propri superiori Perugini aveva ottenuto il massimo dei punti, «negli anni dal 1999 al 2003, il giudizio complessivo di "ottimo" e il punteggio massimo di 74». Il totale era 82.9, appena sotto Vincenzo Canterini (83 punti), quello che guidava la squadra protagonista dell'assalto nella scuola Diaz la notte del 21 luglio 2001.
Più che garantista anche l'atteggiamento che Dap e Ordine dei medici hanno avuto con Giacomo Toccafondi, il dottore in mimetica che "visitava" i manifestanti all'arrivo a Bolzaneto. Quello che li accoglieva urlandogli «siete tutti brigatisti rossi, siete sporchi, sentite che puzza», che prendeva a schiaffi quelli che si sedevano sul suo lettino, costringeva le ragazze a girarsi e rigirarsi nude, cuciva senza anestesia la mano strappata in due di un giovane manifestante è ancora là, fa il medico nel carcere femminile di Pontedecimo a Genova. Al manifesto, il vicepresidente dell'ordine dei medici genovesi, Alberto Ferrando, ha spiegato che «una pratica su di lui esiste, ma per darle seguito bisogna aspettare la conclusione del processo».
Tra i banchi degli imputati di Bolzaneto, c'è pure chi proprio non si capacita di non aver fatto carriera. Deponendo in aula lo scorso settembre, Antonio Biagio Gugliotta s'è quasi lamentato che, forse per colpa del G8, negli ultimi dieci anni non è riuscito ad andare oltre la qualifica di ispettore nel carcere di Taranto. La procura di Genova ha chiesto per lui la pena più alta in assoluto, 5 anni 8 mesi e 5 giorni, perché era il responsabile dell'intera struttura di Bolzaneto e perché era lui a decidere come dovessero essere trattati i "detenuti". La «posizione del cigno» - braccia sollevate, gambe divaricate e fronte al muro - fu di certo una idea sua. Eppure lui, sedendosi a deporre, non s'è trattenuto: «Sono più di dieci anni che faccio l'ispettore».
Del resto, un po' di carriera l'ha fatta anche Daniela Cerasuolo, la secondina che accompagnava le ragazze in bagno con la testa bassa e le mani sulla nuca mentre altri militari le insultavano. I pm hanno chiesto per lei 8 mesi con pena sospesa dalla condizionale, era agente di Polizia penitenziaria ed oggi è assistente.
Oronzo Doria, l'allora colonnello del disciolto corpo degli agenti di custodia, è diventato generale dopo un paio d'anni. All'epoca di Bolzaneto era il responsabile del coordinamento e dell'organizzazione dei servizi di polizia penitenziaria. Vide molto ma impedì ben poco, è la valutazione dei pm Vittorio Ranieri Miniati e Patrizia Petruziello che per lui hanno chiesto tre anni e sei mesi. Molti dei 46 imputati di Bolzaneto hanno preferito evitare lo stillicidio delle domande dei pm che a tutti hanno chiesto prima d'ogni cosa: «Che compito svolgeva allora? Cosa fa oggi?». Non importa. Scorrendo le deposizioni è facile rintracciare chi di sicuro ha pagato per le proprie scelte: l'infermiere Marco Poggi, additato per aver raccontato la verità ai magistrati e indicato i colpevoli è stato costretto a lasciare il lavoro nel carcere della Dozza, a Bologna. Lì, ormai, aveva troppi nemici.

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