lunedì 24 marzo 2008

Lustro di guerra

da il manifesto 20.03.2008
Giuliana Sgrena

Cinque anni di menzogne. Bush ha voluto la guerra contro l'Iraq sulla base di una bugia (la presenza di armi di distruzione di massa) e continua a celare la sconfitta dietro infondati presunti successi. La realtà viene nascosta dietro un muro di falsità. Ieri, nel quinto anniversario dall'inizio della guerra, Bush ha parlato di «una grande vittoria nella guerra contro il terrorismo». Peccato che anche la Cia abbia negato l'esistenza di legami di Saddam con al Qaeda, mentre ora invece il terrorismo dilaga in Iraq. Gli unici in grado di sconfiggere il terrorismo sono gli ex militari di Saddam, quei gruppi che Petraeus ha finanziato e armato contro al Qaeda. Un matrimonio di convenienza: i terroristi erano diventati un alleato scomodo e impopolari (con i massacri indiscriminati di iracheni) per la guerriglia. Ma la separazione potrebbe essere imminente e il generale allora si troverà di fronte un nemico più forte: Petraeus non ha avvicinato la pace, anzi l'ha allontanata. Ma Bush non vuole ammetterlo.
La temporanea tregua a Baghdad è stata imposta dai gruppi sunniti sahwa ma non durerà a lungo. Anzi. Gli attentati suicidi degli ultimi giorni hanno fatto ripiombare il paese nella paura. La novità è l'utilizzo di donne kamikaze, l'unica uguaglianza riconosciuta alle irachene che hanno perso diritti e dignità. Succede sempre più spesso che le mogli di sequestrati siano costrette a subire stupri ripetuti in cambio della promessa di rivedere vivo il marito. Che magari poi le abbandonerà perché hanno perso l'onore.
Le vittime aumentano, soprattutto tra i civili. Quante sono le vittime irachene? Le cifre sono le più disparate vanno da 100.000 a un milione. Nessuno conta i morti. L'unica lezione imparata dal Vietnam: se i morti non si contano non esistono. Negli Usa non si possono vedere nemmeno le bare che arrivano da Baghdad. E se non si vedono le bare anche i cadaveri diventano invisibili.
Ma chi si è illuso che Baghdad era cambiata e valeva la pena rientrare ha trovato una città spettrale: i lastroni di cemento che non proteggono più solo la zona verde ma separano quartieri etnicamente ripuliti non servono a dare sicurezza. La gente è terrorizzata: nessuno osa più esprimersi di fronte a un estraneo, nemmeno iracheno, per paura che appartenga a qualche partito o alle milizie che tengono in ostaggio la popolazione. Parlare inglese comporta immediatamente il sospetto di essere in contatto con stranieri, ovvero di essere collaborazionisti. I giornalisti Baghdad vivono nella zona verde oppure asserragliati nell'hotel Hamra, completamente bunkerizzato, dopo essere stato obiettivo di un attacco: l'hotel è pieno ma nessuno sosta più come in passato ai lati della piscina, protetta da alti muri di cinta. I giornalisti girano superscortati e non si fermano mai più di 15 minuti in un posto. Mai una guerra era stata così oscurata prima. E come potrebbe essere diversamente? Una guerra e una occupazione basata sulle menzogne non può tollerare l'informazione, soprattutto se indipendente.

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