lunedì 24 marzo 2008

Un'occupazione low cost

il manifesto 21.03.2008
Rapporto Istat Nel 2007 scende la disoccupazione, ma aumentano gli «inattivi». Forti difficoltà nel Sud e per le donne, spesso part time e con bassi salari
Ernesto Geppi

Il mercato del lavoro italiano continua a dare segni evidenti della sua debolezza strutturale. Crescita lenta dell'occupazione, persistenza di ampie fasce di popolazione inattiva, aumento dell'occupazione «povera», concentrata nei lavori part time e presso la popolazione straniera, aumento delle disparità territoriali.
Eppure, una prima lettura dei dati diffusi ieri dall'Istat da quasi l'illusione opposta: nell'ultimo trimestre del 2007 il numero degli occupati risulta cresciuto di 308 mila unità (+1,3%) rispetto allo stesso periodo del 2006 mentre il numero dei disoccupati è sceso di 53 mila unità (-3,1%) portando così il tasso di disoccupazione dal 6,9 al 6,6%. Tutto bene? Procedendo nella lettura dei dati emerge una realtà meno incoraggiante. Depurando il quarto trimestre 2007 dagli effetti stagionali l'Istat stima una occupazione in calo dello 0,2%, soprattutto nelle regioni del sud, e una disoccupazione in modesto arretramento (-0,7%).
Qualche elemento in più viene fornito dal raffronto su base annuale fra l'intero 2007 e l'anno precedente. Continua a contrarsi, in particolare, la partecipazione al mercato del lavoro che nel nostro paese è particolarmente bassa rispetto alla totalità dei partner europei. La popolazione inattiva - composta dai non occupati che non svolgono una ricerca attiva o non sono immediatamente disponibili a lavorare - rappresenta infatti nel 2007 il 37,5% del totale, 0,2 punti percentuali in più rispetto al 2006. Nel Sud questa quota arriva al 47,6%, guadagnando quasi un punto. In Campania gli inattivi sono saliti sopra al 50% della popolazione (+1,4 punti). Peggioramenti vistosi si sono avuti anche in Calabria, Basilicata e Sicilia. Un tasso di attività così basso e in discesa è un eufemismo chiamarlo «scoraggiamento»: è una emergenza democratica, mercati del lavoro lasciati a sé stessi e agli arbitri locali.
L'arretramento della partecipazione continua infatti a nascondere disoccupazione, anche perché gli inattivi non rientrano nel calcolo del tasso di disoccupazione: a fronte di 1,5 milioni di disoccupati, nel 2007 ci sono stati 2,9 milioni di inattivi - la cosiddetta «area grigia» - di cui 1,3 milioni che non cercano lavoro pur essendo immediatamente disponibili a lavorare: di questi ultimi, 850 mila risiedono nel sud.
L'aumento dell'occupazione che si è avuto nel 2007, corrispondente a 234 mila unità, è in larga parte dovuto all'occupazione straniera e a quella part time. Gli occupati stranieri sono infatti cresciuti di 154 mila unità, per la gran parte concentrati nel nord Italia: nel complesso hanno superato nel 2007 gli 1,5 milioni di occupati, pari al 6,5% del totale. Può apparire un paradosso, ma la popolazione straniera è molto più vicina ai parametri europei di partecipazione al mercato del lavoro rispetto al resto della popolazione italiana.
Il ruolo del part time è stato anch'esso estremamente rilevante nel 2007 (effetto emersione?). Quasi la metà dell'incremento occupazionale ha riguardato il part time (circa 109 mila unità, +3,6% in un anno). Con riferimento alla sola occupazione dipendente, il lavoro part time ha coinvolto nel 2007 oltre 2,4 milioni di lavoratori, con una incidenza media del 14,1% (era 13,5% l'anno prima). Ma ad esserne riguardate sono soprattutto le donne: le occupate a tempo parziale sono poco meno di 2 milioni e rappresentano il 27,2% del totale delle occupate.
Sembra invece arrestarsi la crescita dell'occupazione a termine, che nel 2007 ha rappresentato il 13,2% dell'occupazione complessiva, un decimo di punto in più rispetto al 2006. I 47 mila occupati a termine in più stimati dall'Istat per il 2007 rappresentano circa un quinto dell'incremento complessivo, meno della metà di quello registrato per il part time.
Infine, a livello settoriale la dinamica occupazionale è decisamente concentrata nel settore dei servizi, che hanno registrato circa 215 mila occupati in più, mentre l'industria è quasi ferma e le costruzioni hanno segnato un incremento di 55 mila unità. Continua invece il crollo dell'agricoltura, che ha fatto segnare circa 60 mila occupati in meno nel 2007 (-6,9%).

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