domenica 30 marzo 2008

Vicenza, elezioni al cherosene

Giallo su una nota della procura in cui si dice esplicitamente che «è necessario dare un segnale che i limiti sono stati superati». E arrivano le perquisizioni ai no base, comandate dal pm Pecori, padre del candidato sindaco Udc
il manifesto 28.03.2008
Perquisiti ieri mattina tre militanti no Dal Molin per un video su un presunto attacco all'oleodotto Nato. In piena campagna elettorale, cui il presidio partecipa con una sua lista
Orsola Casagrande
Vicenza

Tre perquisizioni per uno sconosciuto attentato a un oleodotto Nato, e una singolare frase scritta a mano sugli atti di fine indagine relativi all'occupazione della prefettura. Qualcuno ha scritto a penna sul documento, datato 21 gennaio 2007 e firmato dal procuratore capo Ivano Nelson Salvarani (e in possesso del manifesto), «forse è necessario dare un segnale che i "limiti" sono stati superati». Quali limiti? Che segnale? E poi, chi è l'autore di quella nota, il procuratore Salvarani o il pm Pecori, autore del mandato di perquisizione di ieri e padre del candidato sindaco dell'Udc al comune? Alla vigilia della campagna elettorale (in cui i Dal Molin si presentano alle comunali con una propria lista) e alla luce di quanto accaduto ieri, quell'annotazione suona a dir poco strana.
Ieri mattina è accaduto infatti che alcuni militanti del presidio permanente no Dal Molin hanno subito una perquisizione da parte di agenti della Digos di Venezia. Il mandato è stato emesso per sequestrare supporti informatici e hard disk nelle abitazioni di due giovani del presidio a Vicenza e un terzo giovane a Bologna. Secondo i magistrati i tre giovani sarebbero legati a un attentato compiuto nel luglio scorso all'oleodotto militare Spezia-Aviano, lo stesso che due settimane fa ha versato ettolitri di cherosene nelle acque vicentine a causa di un danno.
L'indagine ha molti lati oscuri. Lo spiega l'avvocata Aurora d'Agostino, sottolineando che «l'attentato è in qualche modo virtuale. Si presume che nella notte tra il 4 e il 5 luglio del 2007 nei pressi del tratto di oleodotto che si trova a Polese sia stata collocata una pentola a pressione piena di esplosivo. C'è stata una fiammata. Nessuno si è accorto di nulla fino a quando, ad agosto qualcuno ha mandato una rivendicazione video dell'attentato». Nel video si vede la pentola a pressione e quindi la fiammata. «La Digos di Venezia - dice d'Agostino - è risalita a un accesso internet al sito di cui è proprietario un soggetto cui era stato recapitato il video della pentola a pressione». Il computer che ha effettuato l'accesso pare sia stato utilizzato da una giovane del presidio permanente, fidanzata con un videomaker (il ragazzo perquisito a Bologna). Secondo la Digos la stessa ragazza avrebbe avuto «stretti contatti» con un altro giovane del presidio permanente che nella presunta notte dell'attentato si trovava (lo si sa da una telefonata effettuata con il cellulare) «nei pressi» del luogo dell'attentato. Nei pressi significa a dieci km dall'oleodotto.
«Naturalmente - dice l'avvocata dei giovani - la vicenda è complicata dal fatto che fra quindici giorni a Vicenza ci sono le elezioni per il sindaco». E il presidio permanente si presenta con una sua lista, Vicenza libera, e un candidato alla poltrona di primo cittadino, Cinzia Bottene. «E' chiaro - dice Olol Jackson del presidio - che se qualcuno crede di intimidirci con atti di questo genere non ci riuscirà». L'avvocata dei giovani coinvolti ha chiesto alla polizia postale di analizzare subito il materiale sequestrato e rendere pubblici al più presto i risultati delle indagini perché «non si può mantenere questo alone di sospetto sul presidio». Il provvedimento preso dal pm Paolo Pecori non era, secondo D'Agostino, motivato da urgenza particolare, visto che si cercherebbero «prove», per altro indelebili, relative a un fatto avvenuto sette mesi fa.
Ma ci sono altre «coincidenze» inquietanti in questa storia. Intanto il presidio, da quando il dieci marzo scorso è avvenuto l'incidente all'oleodotto, sta portando avanti una campagna di denuncia sugli effetti disastrosi di quell'incidente. Proprio oggi i no Dal Molin sarebbero stati davanti alla prefettura per consegnare le ampolle di acqua al cherosene raccolte in questi giorni. Inoltre il pm che ha ordinato le perquisizioni, Paolo Pecori, è il padre di Massimo Pecori, candidato sindaco dell'Udc.

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