martedì 25 marzo 2008

scripta manent

il manifesto 22.03.2008
Sorprendente, se ci si pensa
Luca Fazio

Chi ha avuto il coraggio di pronunciare queste parole? «Non parlerei di silenzio. Parlerei di indifferenza, o meglio di ritrosia. Sorprendente, se ci si pensa: si è strillato molto più per Guantanamo che non per Genova. Siamo più sensibili ai diritti umani nel mondo, che al loro rispetto a casa nostra. Anche per questo sarebbe essenziale che rilevassimo come una macchia l'eccezione del 2001 e attivassimo le difese per evitare che si ripeta». 1) Irene Khan, segretario generale di Amnesty International. 2) Giuliano Giuliani, padre di Carlo. 3) Giuliano Amato, ministro degli Interni. La risposta giusta è la numero 3. Sorprendente, se ci si pensa!
Intervistato da Giuseppe D'Avanzo su la Repubblica, sette anni dopo le torture di Bolzaneto, Amato ha detto anche altro, dando l'idea di non provare nemmeno un briciolo di vergogna per la sua personale indifferenza, o meglio ritrosia, o meglio faccia tosta. E dire che D'Avanzo ci ha provato. De Gennaro, per esempio, ex capo della polizia, era il caso di promuoverlo dopo la mattanza? «Non è che debba volare per forza una testa posta in alto perché altrimenti si dice che sono volati solo gli stracci. Io non credo che immolare il capo della polizia avrebbe risolto il problema. Il capo della polizia ha ritenuto di non dimettersi. Ha con fermezza detto di non essere il responsabile di quanto è accaduto. Le violenze di Genova gli sono apparse così lontane dalla sua cultura professionale, dalla sua storia di poliziotto che ha pensato di restare al suo posto, di difendere se stesso». Non ci sarebbe altro da aggiungere, se non che la notizia è da un'altra parte, nascosta in un colonnino illustrato da due foto, il nostro Amato e Beppe Pisanu (ex e futuro ministro dell'Interno) che si sorridono. Il resoconto dell'imbarazzante teatrino sembra un passaggio delle consegne. Dice Pisanu: «Il prossimo ministro deve riprendere il lavoro di Amato». Concorda il dottor Sottile: «La continuità ha una grande importanza...Nei patti per la sicurezza non c'è niente di sinistra, sono stati stipulati a Roma come a Milano, a Palermo come a Firenze».
La vicenda della tardiva scoperta delle torture della polizia, coperte da due governi diversi, è così clamorosa che anche tra le pieghe de l'Unità si intravede un barlume di autocritica. Battute da cabaret a parte («il giorno dopo la denuncia di Veltroni che ha chiesto chiarezza...»), la fanzine del Pd ha intervistato il sindaco di Genova: «G8, An spieghi perché era in sala regia». Però Giuseppe Pericu, a coraggiosa domanda sulla commissione di inchiesta affossata dal centrosinistra, così risponde: «Credo che qualcuno non abbia voluto andare a rivangare responsabilità che non sono soltanto del centrodestra, a cui ovviamente va attribuita grande parte del fallimento del G8. Non dimentichiamo che l'evento venne organizzato e preparato nel periodo del governo Amato di centrosinistra, prima delle elezioni poi vinte da Berlusconi». Amato, sorprendente, se ci si pensa!
Liberazione alza il tiro con una doppia titolata «Dove eravate quando ci torturavano a Bolzaneto?». Roberto Mapelli c'era e ora chiede a Veltroni di «fare l'unico passo possibile: impegnatevi perché non possano più nuocere i nazisti che abbiamo incontrato a Bolzaneto, in questura e per le strade». Graziella Mascia formula un paio di domande e precisa alcune cose, tristemente risapute. «Veltroni dov'era nel 2001?» e «Come mai il suo partito ha trattato con disprezzo la sinistra, la quale gridava contro le atrocità di Bolzaneto?». Inoltre, la commissione di inchiesta non è passata di un voto, «e tra i responsabili c'è il partito collegato al Pd, l'Italia dei Valori; e anche la contrarietà del presidente Violante (Ds e poi Pd)». Non è sorprendente, se ci si pensa.

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