domenica 30 marzo 2008

Il lavoro uccide ancora. A Melfi

il manifesto 27.03.2008
Un operaio Fiat precipita da una cabina di verniciatura. E' il terzo «infortunio» in pochi mesi
Oggi sciopero Contro i ritmi e l'organizzazione, per chiedere sicurezza. Si ferma il gruppo Fiat
Loris Campetti

Domenico Monopoli era conduttore nel reparto verniciatura, un operaio esperto a cui la Fiat affidava anche l'incarico di intervenire sull'impianto quando si verificava qualche problema. Erano le 22,45 di martedì quando la linea aerea che trasporta lamiere lungo il reparto di verniciatura si è fermata per l'uscita dalla corsia di una «bilancella» ed è toccato ancora una volta a lui, che aveva appena iniziato il turno di notte, il compito di salire sopra la cabina di verniciatura dove sono posizionati i comandi per intervenire sull'impianto. Sul tetto c'è un passaggio «sicuro» con tanto di mancorrenti e una superficie solida che regge il peso dell'operatore. Chissà perché, invece, il tetto è crollato e Domenico è precipitato al suolo da un'altezza di diversi metri. E' stato trasportato prima all'ospedale di Melfi poi in quello di Rionero, ultima tappa del suo sfortunato viaggio in questo mondo. E' morto ieri, aveva 43 anni.
Al Lingotto sostengono che Domenico, su quel maledetto tetto della cabina, aveva seguito un percorso diverso da quello previsto, passando su un punto in cui la tenuta non era garantita e così il tetto stesso si sarebbe sfondato facendolo precipitare al suolo. Se le cose stanno così - l'unica dichiarazione ufficiale della Fiat è che «tutto è affidato alle indagini della magistratura» - che cosa ci faceva Domenico, operaio esperto, in un punto pericoloso? Altri operai sostengono invece che Domenico stesse camminando su un tubo, a mò di equilibrista, per intervenire rapidamente sul controsoffitto tenendosi con una mano sul soffitto. Non era il percorso canonico ma quello più breve. Probabilmente per far prima, risolvere in fretta il guasto e far ripartire l'impianto. «Non è necessario che ci sia lì un capo a istigarti a tagliare i tempi, a costo di violare le misure di sicurezza. Quel tipo di ordini, dentro una filosofia in cui la velocità delle macchine conta più dell'integrità fisica dei lavoratori, viene introiettato. Già una volta Domenico aveva subito un infortunio sul lavoro». Questa è la spiegazione a caldo di alcuni delegati. C'è un salto di qualità: negli anni scorsi gli operai del secondo turno di Melfi morivano durante il rientro a casa in auto, adesso direttamente in officina.
La Fiat nega e denuncia il tentativo di speculare su un «tragico incidente», rispetto al quale l'azienda non avrebbe responsabilità. Come in quello avvenuto sempre a Melfi pochissimi mesi fa, in cui un altro operaio perse la vita schiacciato da un carrello. Tre incidenti, di cui due mortali, in poco tempo: possibile che la colpa sia sempre degli operai? La Fiom non crede nella fatalità, denuncia le condizioni di lavoro «insostenibili» e, come prevede lo Statuto dei metalmeccanici Cgil, si costituirà parte civile. Il segretario generale Gianni Rinaldini chiede al ministero della salute di convocare le parti, aggiungendo che «sarebbe incomprensibile, e colposo, che la Fiat, come ha già fatto nelle settimane scorse, si sottraesse a un tale incontro». Il riferimento di Rinaldini è alla mancata risposta dei dirigenti del Lingotto alla convocazione fatta alcune settimane fa dal sottosegretario Gianpaolo Patta, «nonostante fossero state individuate svariate inadempienze proprio a Melfi» (inadempienze che oggi Patta renderà pubbliche nel corso di una conferenza stampa). «Una convocazione inventata sull'onda dell'emozione suscitata da alcuni infortuni - risponde Torino - a cui i nostri dirigenti Sata (così si chiama la Fiat a Melfi, ndr) hanno risposto no, specificando che come sempre avrebbero partecipato al tavolo di confronto confindustriale».
Il lavoro uccide o distrugge la vita di troppi operai. Nelle piccole aziende, nei cantieri o nei campi. Uccide e ferisce anche nelle grandi industrie, alla Fiat. Anche a Cassino, dove un operaio di una ditta esterna è morto, travolto dal camion che stava riparando. E nell'indotto Fiat, come pochi giorni fa a Chivasso. E ancora ieri a Mirafiori, un ragazzo ha subito un incidente, per fortuna non grave, in carrozzeria. L'infermeria era chiusa e così l'operaio è stato trasportato al Cto di Torino. I delegati chiedevano da tempo, inutilmente, che l'infermeria restasse sempre aperta, e non soltanto dalle 7,30 alle 11,30.
Ieri a Melfi i lavoratori di tutti i turni hanno effettuato due ore di sciopero, poi prolungato nel secondo turno per tutta la giornata e nella mattinata di oggi, in attesa dell'incontro fissato in prefettura alle 14. «Vedremo se la Fiat si farà vedere», dice Giorgio Cremaschi, segretario nazionale Fiom che denuncia «gravissime responsabilità Fiat» e polemizza sugli ottimismi diffusi dai dati Inail sulla «presunta» diminuzione degli infortuni. Oggi si fermeranno per un'ora i dipendenti di tutto il gruppo Fiat.

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