lunedì 24 marzo 2008

Riprende il processo per il caso Abu Omar

da il manifesto 20.03.2008

Il giudice Oscar Magi ha revocato la sospensione del procedimento contro Pollari e gli agenti Cia. «Siamo soddisfatti», dice Spataro
Mariangela Maturi
Milano

Prodi non c'è più. Il processo per il sequestro dell'ex imam di viale Jenner, Abu Omar, riprende il suo corso, e disarciona le opposizioni che l'avevano bloccato. Per ben due volte, il 18 giugno e il 21 ottobre 2007, il processo era stato sospeso in attesa della decisione della Consulta in merito al conflitto di attribuzione di potere tra la procura di Milano e il governo (che avevo imposto il segreto di Stato). Ieri il giudice della quarta sezione del tribunale, Oscar Magi, ha rimesso le carte in gioco e ha accolto sostanzialmente le argomentazioni dei magistrati milanesi che chiedevano la revoca delle ordinanze di sospensione.
Magi si è appellato all'articolo 111 della costituzione riguardante «la ragionevole durata del processo». Ma ha disposto che siano espunti dal fascicolo i documenti sequestrati agli uffici del Sismi di via Nazionale nel 2006. La procura d'altronde aveva detto di avere già in mano altre carte provenienti dal servizio militare coperte da omissis che li avrebbero sostituti. Si felicita anche Amnesty International.
Il casus belli, che aveva interrotto l'itinere del procedimento, si collega al segreto imposto dal governo Prodi sull'intrigo internazionale che coinvolge 35 persone, tra cui l'ex direttore del Sismi Pollari, il suo braccio destro Mancini, e 26 agenti della Cia. Il governo Berlusconi negò il coinvolgimento dei servizi italiani e non oppose il segreto di stato all'utilizzo di documenti riservati (così come Pollari, almeno fino a quando si ritrovò indagato). Con Prodi, la situazione finì per arenarsi: su Abu Omar non c'erano segreti ma sui rapporti con la Cia sì. A quel punto la procura aveva risposto che si sarebbe occupata solo della vicenda del rapimento ma tutto si bloccò comunque. Settimana scorsa i pm Spataro e Pomarici hanno accusato il governo di comportamento ambiguo e sleale. D'altronde l'avvocatura dello stato era diponibile ad un accordo, ma quando Prodi è caduto, tutto è saltato un'altra volta e la ripresa del processo sembrava legata alla nuova udienza presso la Consulta fissata per il prossimo 8 luglio. Con l'ordinanza di oggi le carte in tavola cambiano. Il giudice Magi ha fatto riferimento ad una «prospettazione di una soluzione concordata del conflitto tra le parti» che depotenzia i motivi di attrito e riduce «in maniera sensibile la portata e la rilevanza della vicenda stessa». Il processo a questo punto non può aspettare la Consulta e dunque deve finalmente iniziare. La ripresa è possibile anche perchè il giudice può decidere di revocare la sospensione «se il giudizio da cui dipende la soluzione della questione pregiudiziale non sia concluso nel termine di un anno». E comunque nell'ordinanza è specificato che se al termine della fase dibattimentale la Corte Costituzionale non si sarà ancora espressa, il processo portà essere nuovamente sospeso.
Quanto invece alla richiesta della difesa di Pollari che il processo si tenga a porte chiuse, la decisione è rimandata al 16 aprile, mentre sono già stati definiti i patteggiamenti chiesti da Renato Farina, vicedirettore di Libero accusato di favoreggiamento, e da Luciano Pironi, ex maresciallo dei Ros: per il giornalista sono stati stabiliti 6 mesi di condanna commutati in una multa da 6.800 euro, il maresciallo deve scontare 1 anno, 9 mesi e 10 giorni.
In procura sono soddisfatti. «Si conferma l'indipendenza del procedimento dalla posizione della Consulta. Sono stati espunti dei documenti non essenziali che fanno venire meno i motivi del conflitto basato sul segreto di stato. Siamo fiduciosi». Amnesty International considera la riapertura del processo «un importante passo avanti per la rivelazione della verità sulla rendition e sugli altri abusi subiti da Abu Omar, nonché sul coinvolgimento di funzionari di intelligence. L'accertamento delle responsabilità è essenziale anche per evitare che le rendition abbiano ancora luogo in futuro nel territorio e nei cieli italiani.

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